Emma Marrone:la guerriera in lacrime…da ora in silenzio

LA guerriera ha pianto per tre giorni lacrime amare. “Mi hanno fatto a pezzi su tutto. Non è andata come volevo, lo so io per prima – dice Emma, con la voce rotta – eppure mi sono preparata tanto per l’Eurovision Song Contest a Copenhagen, sotto tutti i punti di vista, sapevo di dovermi confrontare con tutte quelle nazioni e volevo fare bella figura. Sono italiana e all’Italia ci tengo. Mi hanno massacrata per come ero vestita, per come parlo inglese, hanno detto che ho rosicato perché ha vinto Conchita Wurst. Scherziamo? Ero ospite da Cattelan qualche settimana fa e mi hanno fatto mettere la barba. Non rosico perché ha vinto Conchita, l’unica foto che ho chiesto è con lei. Alla festa di apertura all’Eurovision song, ci siamo scambiate i dischi: la barba mi ha colpito ma ha anche la voce. Mi ha battuto lei e gli artisti di altri venti paesi”. Sospirone. “Non sempre si può vincere, auguro al mio prossimo collega di fare molto meglio. Però tutte le cattiverie che hanno detto su di me mi hanno ferito, sembro sempre spavalda perché sono orgogliosa ma in realtà sono fragile, come tutti. Ora voglio sparire per un po’, basta social network, basta Twitter. Starò in silenzio per un po’”.

Emma, diciamolo una volta per tutte: che pensa di Conchita?
“Che ha la barba e una bella voce”.

Lei è partita piena di belle speranze, ma è finita al ventunesimo posto: cosa non è andato?
“Sognavo un bel piazzamento, ero partita con questo spirito patriottico, per questo ho cantato La mia città in italiano, mentre la mia casa discografica mi consigliava: ‘Strizza l’occhio alla Spagna’, ‘Metti una strofa in francese o in inglese’. Ma io mi sono impuntata, l’italiano ha dei bei suoni, non voglio stravolgere la canzone… Non si può vincere sempre nella vita, da lì a leggere quelle critiche tremende, che sono il disonore, la vergogna per gli italiani, beh ce ne passa. Ho fatto quello che potevo, anche sulla storia dell’inglese non mi hanno risparmiato”.

Le è dispiaciuto?
“Non ho mai studiato lingue nella vita, giusto un po’ di francese a scuola. Non ho mai detto di essere bilingue… Piuttosto che farmi tradurre, mi sono detta: proviamo a dire quattro parole. Mi sono buttata, pensavo di essermela cavata, lo so di non avere l’accento di Oxford”.

L’hanno bocciata anche per quel completino da dea con le foglie d’alloro dorate.
“Dopo la prima volta che si sono intravisti quei pantaloncini, sono volati gli insulti. Non mi risparmiano niente, mi fanno a pezzi sempre”.

L’abito non fa il monaco, ma lei ha detto che Suor Cristina starebbe bene con un coro di bambini.
“Mi sono chiarita con J-Ax e vorrei spiegare una volta per tutte che non ho mai attaccato Suor Cristina e The voice: non ho mai giudicato nessuno perché sono sempre stata giudicata. Dico solo, e chiudiamo l’argomento, che il detto l’abito ‘non fa il monaco’ deve valere per tutti”.

Ma fa anche parte del gioco, ironizzare sui look stravaganti, queste cose le sa.
“Certo, ma non si possono offendere pesantemente le persone. Lo sa cos’hanno scritto di me quando ho fatto il tour e indossavo le tutine?”.

Veramente no.
“Che sembravo il Gabibbo, e anche che sembravo uscita dai Teletubbies. Non l’ho mai detto ma ora lo voglio dire perché ero costretta a mettermi ‘ste tutine. Mi avevano rioperato all’utero, perché ho avuto un tumore, portavo una guaina che partiva dall’inguine fino allo sterno. Pensavano che non sarei riuscita a farle quelle quindici date del tour… Ennio Capasa mi ha aiutato, si è messo alla ricerca del tessuto più elastico e morbido per i costumi. Lo vede? A volte ci sono scelte dovute più che volute”.

Ora, a parte asciugarsi le lacrime, che fa?
“Innanzitutto mi riprendo, poi mi preparo per lo spettacolo da Taormina con Laura Pausini che andrà in onda su RaiUno il 20 maggio. Lei è una persona vera, una donna fantastica, ci siamo incontrate a dicembre per il suo concerto e abbiamo sempre continuato a sentirci. Nonostante tutte le conferme anche lei soffre di pregiudizi, sarà bellissimo cantare insieme agli altri amici cantanti, poi il giorno dopo volo a Verona a cantare con Alessandra (Amoroso, ndr)”.

La guerriera riconquista la scena.
“Sto veramente male, non riesco a dire ‘me ne frego’ quando parlano male di me, sapevo di dover mettere in conto tante cose, ma questo è un mondo che non mi perdona niente. È come se non mi avessero mai perdonato di essere uscita da un talent e la mia vita personale. Salgo su un palco in jeans e stivali e dicono che sono una camionista, mi metto un vestitino e sono sempre una camionista. Lo so che non si può piacere a tutti, ma preferirei un po’ d’indifferenza”.

Il 25 maggio compie trent’anni. Com’è il bilancio?
“Sono contenta di quello che sono riuscita a portare a casa, probabilmente nonostante i trent’anni devo ancora imparare a gestire tante cose di me, l’emotività, il fatto di essere senza filtri, questo mio essere sempre sopra le righe. Non faccio mai le cose per cattiveria. Non penso di essere l’aspetto peggiore dell’Italia, e penso di poter migliorare tanto. Ricomincio da capo”.

Riparte dal silenzio?
“Sì, gliel’ho detto, mi voglio prendere un periodo di silenzio. Io non ritwitto solo i complimenti ma anche le critiche, perché è facile leggere: ‘Emma ti vogliamo bene’, meno ‘Ci hai fatto vergognare’. Ma bisogna rispettare tutti. Voglio lavorare su me stessa”.

L’aspetta la Pausini, poi il tour.
“Il tour parte il 7 luglio dall’Arena di Verona, farò sei date. A Lucca l’11 luglio canterò con Rufus Wainwright, ma prima, il 3 luglio a Roma all’Auditorium Parco della Musica, sarò io ospite sul palco per il suo concerto”.

Che coppia insolita.
“È successo tutto in modo naturale, ci siamo conosciuti a Venezia, mi ha sentito cantare. Ingenuamente gli ho chiesto: perché non vieni a cantare una canzone tua nel mio tour? Dopo qualche settimana

mi ha mandato una mail: ‘Allora che vogliamo fare?’. Ci siamo sentiti, mi ha confermato la sua presenza”.

Cantare con Wainwright è un premio.
Sorride. “Lo so. Devo imparare a prendere il brutto e il bello dalla vita. Ci sto lavorando”.

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