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A volte ti senti vuoto, depresso, non ti va di far niente? Leggi questo racconto e rifletti!

A volte ti senti vuoto, depresso, non ti va di far niente? Leggi questo racconto e rifletti!madre_figlio

Questa mattina sono incappata casualmente in una pagina fb che mi ha colpito molto. Questa donna, ha postato una storia che mi ha spinto alla riflessione. Racconta di un episodio accaduto tra lei e il suo bambino, in un momento suoi di crisi. Uno di quei momenti in cui non sai se vorresti star sola, non sai dove vorresti stare, non sai cosa vorresti fare…momenti che forse capitano un po’ a tutti noi. Il suo racconto mi ha colpito e così ho deciso di condividerlo con tutti voi, chissà che non possa essere utile a qualche nostro utente. Prendetevi 5 minuti per leggerlo, un blog non deve necessariamente sempre e solo trattare argomenti trash, a volte serve anche per farci riflettere e perchè no…prendere spunto per migliorare le nostre giornate. Buona lettura a chi avrà la voglia e la pazienza di spendere 5 minuti del suo tempo per capire se il testo potrà aiutarlo.

“Sono due giorni che sto buttata sul letto e non è il caldo.
Niente, ogni tanto cado in questi buchi di senso, l’ovatta che mi infascia il cervello, le immagini che non vengono, la forza di fare nessuna cosa, neanche la pipì. Allora sto a letto, da un pianeta sfocato lì fuori dalla mia camera buia arrivano voci, Fai troppo ridere, Ho riso molto, tutti a ridere e sono stata io, pensa.
Stamattina mi sono alzata, ho detto: Perché mi sto alzando?, non trovavo nulla da rispondermi, allora mi sono rimessa a letto.
Dopo si è alzato Numero Due, nei suoi piedini silenziosi mi ha raggiunto, si è steso di fianco a me nel letto e ha detto Tanto lo so che sei sveglia, non piangere, ora ti faccio un gioco, ha detto.
Io non ho detto niente, quindi lui l’ha interpretata come un’immensa stratosferica disponibilità nei suoi confronti.
Non avevo nessuna voglia di farmi fare un gioco, non avevo nessuna voglia di niente.
“Ti faccio un gioco che si chiama “Il cane ha fatto la cacca, dov’è che il padrone non ha pulito?”. Ascolta le regole” ha detto.
Io continuavo a non dire niente.
“Apri la mano” ha detto. “Così” mi ha preso la mano e me l’ha aperta.
“Noi sappiamo CON CERTEZZA che il cane, ascoltami mamma, sappiamo che il cane ha fatto la cacca QUI” e indica il centro del palmo.
Mi ha fatto un po’ di solletico.
“Ferma. Non è un gioco di solletico” ha detto. “Il cane ha fatto la cacca qui. Ma il padrone, QUEL DISTRATTONE, non ha pulito. Dov’è che il padrone non ha pulito, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI o QUI?” mi chiede indicando tutte le cinque punta delle dita e per ultimo il centro del palmo dove il cane aveva fatto la cacca. Poi mi fa un sorrisone e aspetta che io risponda.
“Ma sei scemo?” gli dico.

“Rispondi” mi dice senza smettere di sorridere.
“Ma me l’hai appena detto” dico.
“Tu rispondi: QUI, QUI, QUI, QUI, QUI o QUI?” dice.
“Ma cazzo” dico.
“EH-EEEEH MAMMA” urla. “Non dire ci a zeta zeta o” dice.
“Me l’hai appena detto. Mi hai detto che il cane ha fatto la cacca QU_”
“BRAVA! INDOVINATO! PERÒ HAI TOCCATO LA CACCA!” urla.
“Che cazzo di gioco_”
“Ora te lo rifaccio, ma devi pensarci bene bene. Il cane ha fatto la cacca qui” indica il centro del palmo.
“Ma cazzo, ma la fa sempre lì “ dico io.
“Zitta. Rispondi. Dov’è che il padrone distrattone non ha pulito: QUI, QUI, QUI,QUI, QUI o QUI?” dice di nuovo.
Ingollo quarantacinque gocce e rispondo: “QUI!” indicando un dito a caso. Mi viene il singhiozzo.
“SBAGLIATO! L’HA FATTA QUI!” e indica il centro del palmo. “PERÒ NON HAI TOCCATO LA CACCA! Brava lo stesso” e mi fa una carezza sulla testa che nel frattempo ho riappoggiato sul cuscino.
“Meglio” dico io piano. Sante gocce.
“L’hai capito?” mi fa lui dopo un po’ che se ne sta sdraiato nel lettone di fianco a me a non fare niente.
Io non dico niente.
“Il gioco” dice piano, “è che non devi indovinare nulla. Non è un gioco di indovinare. Il gioco è che devi scegliere. Devi scegliere se non sbagliare, ma così tocchi la cacca, o sbagliare stando lontano dalla cacca. Questo è il gioco” dice.
Mi giro dall’altra parte.
“Io di solito non volevo toccare la cacca, chissene se sbagliavo. Poi ultimamente ho capito che il centro della mano è più bello, starsene lì, insomma, è meno noioso e se c’è la cacca pazienza” ha detto lentamente.
Lo diceva e mi faceva le carezzine nei capelli, mentre io pensavo dio, pensavo, fa’ che non mi chieda dove voglio stare io, fa’ che non me lo chieda, dio”.Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Francesca Rimondi

 

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