Una Vita Ordinaria.diario Di Una Domestica Indiana

jpg

Baby Halder oggi ha trentaquattro anni e fa la scrittrice. Ieri era unadomestica indiana maltrattata e  sottopagata. Il suo racconto inizia dall’infanzia e dalla povertà di quando era bambina, senza un padre (sempre assente per lavoro) e senza una madre (fuggita poco dopo la nascita di Baby). Affidata insieme ai suoi fratelli agli zii, poveri anch’essi, passa un’infanzia segnata soprattutto dalla fame e tutta concentrata sulla scuola e lo studio. Gli zii infatti, fin da quando lei è piccola, le mettono in testa l’idea che deve riscattarsi. A dodici anni, Baby è costretta a un matrimonio combinato, con un uomo che ha il doppio dei suoi anni. Il matrimonio non è la bella festa che Baby immaginava; le prime esperienze sessuali sono traumatiche, il marito è un rozzo analfabeta, geloso e violento, che la tiene segregata in casa e la picchia spesso.

Presto Baby si ritrova con tre figli e una grande disperazione nel cuore. È per questo che, a un certo punto, Baby decide di abbandonare il marito e, coi suoi bambini, fugge a Delhi. Qui Baby lavora come domestica, ovviamente al livello più basso della scala sociale, e per molto tempo continua ad avere esperienze terribili. Fino a quando si trova a lavorare in casa di un professore di antropologia in pensione, Tatush, che un giorno la scopre mentre sfoglia con curiosità i libri della sua biblioteca, e anziché spolverarli ne legge i risvolti e alcune pagine. Così Tatush la invita a raccontargli la storia della sua vita, e, infine, a scriverla.

 

Leggi anche...

Lascia un commento