Maria De Filippi, la sua paura più grande è…

‘Uomini e Donne” Intervista a Maria De Filippi, il settimanale “Oggi” ci regala una versione inedita dell’amatissima conduttrice: la dura gavetta della regina della TV italiana! Altro che “Sanguinaria” la sua paura più grande è…ve lo sereste mai immaginati?

Maria De Filippi intervista oggi

 

 

 

 

 

 

Il settimanale “Oggi” non è nuovo alla pubblicazione di interviste all’indiscussa regina della televisione italiana, Maria De Filippi e anche questa volta ci regala un pregevole esempio di ciò che si può fare quando ci si trova di fronte un personaggio della sua caratura (non so se l’avete capito ma a me è piaciuta… HAHA e STICAPP ).

Una bella chiacchierata, quasi tra amiche, che ci regala una Maria inedita, ben lontana dalla “Sanguinaria” che l’immaginario collettivo ci regala, una ragazza goffa e timida all’inizio della sua carriera, che sebbene la posizione privilegiata non ha goduto di particolari corsie preferenziali; la storia di una donna che caparbiamente si è conquistata poco alla volta il ruolo che oggi ha in TV, buona lettura:

“D: Altre si sarebbero montale la testa. Lei invece no.”

“Ho Maurizio a tenermi con i piedi per term. Perché e rimasto con i piedi per terra lui per primo. Mi ha insegnato tutto, mi ha insegnato a lavorare e a capire cos‘è il lavoro. E soprattutto a capire che nulla è definitivo.”

“D: Ma l’allieva ha superato il maestro, lo ammetta.”

“Abbiamo approcci e curiosità diverse. Maurizio è molto più sfaccettato di me, io sono una che sa far bene solo alcune cose… Lo so e faccio quelle!”

“D: Mi dica che tv è la sua, allora.”

“La mia è la tv della gente normale. Mi risulta più facile rivolgermi a quel tipo di pubblico. Se ci penso, da quando ho iniziato ho fatto sempre e solo questo.”

“D: Ora pero è disinvolta, prima no.”

“Non avevo mai pensato di finire davanti a una telecamera. Inizialmente è stato traumatico, per questo ero così impostata.”

“D: Sembrava quasi che si scusasse per essere lì.”

“Avevo la consapevolezza di essere lontana da quello che poteva essere il panorama televisivo. Sapevo perfettamente che non sarei mai fìnita in tv se non ci fosse stato Maurizio.”

“D: Ansia da raccomandazione, non solo da prestazione.”

“Sentivo la responsabilità di dover fare bene.”

“D: La sua prima volta in onda se la ricorda?”

“Ammazza se me la ricordo! Nella prima puntata di Amici era previsto il mio ingresso, ma mi rifiutai e iniziai da seduta. Lo feci solo successivamente: entrare in studio lo vivevo come una delle cose più scioccanti della mia vita. Le prime puntate sudai come una pazza, quando per natura io non sudo affatto. Avevo i capelli lunghi ma mi obbligarono a tagliarli corti. Ricordo che ero terrorizzata, senza salivazione e le labbra mi si incollavano mentre parlavo. Da lì partì la mia dipendenza dalle caramelle: ancora adesso uso le stesse, le leone al limone che mi manda una telespettatrice che non ho mai conosciuto.”

“D: Gesto scaramantico, ormai…”

“Rassicurante. Senza non vado in onda.”

“D: C’è un mondo tra la Maria che descrive e quella di oggi. Se si riguarda, cosa le balza agli occhi?”

“La paura sicuramente. Quella paura lì non c’è più, ma c’è quella del successo. Prima mi preoccupava di non fare una bella figura. poi piano piano e arrivata la paura di non avere più successo. Un timore che ha mille sfaccttature. Ho paura di quando fìnirà e spero in quel momento di essere stabile sulle mie gambe.”

“D: Perché dovrebbe finire?”

“Perché tutto finisce, e quindi serve equilibrio.”

“D: Potrà fare il direttore di rete, a quel punto, come dicono in tanti.”

“Mi vengono attribuite cose in cui non c’è il minimo fondo di verità. E io ci resto malissimo, perché mi chiedo sempre da dove partano certe fake news. Che scopo abbiano…”

“D: Lei se ne intende di tv: questo è un fatto!”

“Ho visto Maurizio essere direttore di rete: ed è finito in ospedale! lo non lo farei mai e poi mai. Dire sì o no ai tuoi colleghi deve essere fra le cose più tremende che ti possano succedere: ma perché dovrei mettermi in una situazione del genere?”

“D: Si è detto che ha visto Marina Berlusconi proprio per parlarle…”

“Vede? La colazione con Marina è stata una soffiata fatta da chissà chi. Abbiamo parlato soltanto, pensi un po’ di Integratori, carni e libri, ma nessuno mi ha creduto. Marina non parla certo ai giornali, io non l’ho detto a nessuno, ma qualcuno lo ha raccontato ricamandoci sopra.”

“D: Respinge quindi l’ipotesi di un suo futuro ruolo nell’azienda della famiglia Berlusconi?”

“Quando non condurro più, magari continuare ad avere un ruolo! Ma dipende dove e con chi, perché io sono abituata a lavorare in modo autonomo. Ho un rapporto bello e molto vero con Pier Silvio. lo non gli ho mai detto balle, il nostro rapporto è cresciuto piano piano, lui è riservatissimo, lontano da quello che potrebbe essere. estremamente schivo e assai garbato: una persona molto riflessiva.”

“D: Facile parlare bene del proprio capo.”

“Pier Silvio ha iniziato a muoversi all’interno dell’azienda nello stesso periodo in cui io stessa ho mosso i primi passi. Ci siamo ritrovati a crescere insieme, lui con un ruolo, io con un altro. Non lo sento certo tutti i giomi, però quando lo sento e lo vedo. lui sa che le cose che dico le mantengo. E lo stesso vale per lui.”

“D: Sembra che lui le dica sempre si!”

“Non è vero. Ma è sempre stato molto corretto nel dirmi no. Quando me lo ha detto lo ha motivato con grande equilibrio: se c‘è in un ruolo apicale una persona che stimi, tutto è facile. E il no lo accetti più volentieri.”

“D: Difficile sentire parlar male dei due fratelli Berlusconi: lo si deve solo al loro potere?”

“Sono stati educati bene e hanno sempre e con chiunque un approccio molto rispettoso: è difficile non provare ammirazione per chi ha rispetto della persona che ha davanti. E raro: quando trovi davanti a te sincerità e onestà ci fai caso.”

“D: Se Pier Silvio le dice no ogni tanto, lei fa lo stesso con lui?”

“Succede per esempio che l‘azienda, attraverso il direttore di rete, mi chieda una puntata in più di un mio programma: dico subito che non la voglio fare. Poi parte la telefonata di Salem (Alessandro Salem, direttore generale di Rti. ndr) e io ri-dico no…arriva la telefonata di Pier Silvio e io “sbrago”. Se partisse lui direttamente sarebbe tulto più veloce: a Pier Silvio faccio fatica a dire no!”

“D: A chi altro fa fatica a dire no? Per esempio, con suo figlio Gabriele come se la cava?”

“A volte so che devo dire no, così lo dico all‘inizio. Poi passati 15 giorni, gli do un sì “di traverso”. Che però non rinnega il mio no iniziale.”

“D: II suo bilancio in assoluto?”

“Positivo, ma negativo rispetto a delle piccolezze di cui mi accorgo: non riesco per mancanza di tempo a fare delle cose che vorrei e mi scoccia un sacco. Faccio ogni sera il mio personale bilancio, e lì mi vengono in mente tutte le mie mancanze…pensi che un tempo dicevo anche le preghiere.”

“D: Perché ha smesso?”

“Ho smesso di pregare perché ho cominciato a non crederci più. Ho associato le preghiere a certe liturgie non tanto serie. Ma in fondo, in cuor mio, penso ancora di credere. Quando ero piccola, fino a dieci anni, il mio libro preferito era il Vangelo. Trovavo fosse il libro meglio scritto in assoluto. Adoravo le parabole perché erano delle piccole storie.”

“D: Per restare in tema: il concetto di peccato?”

“Ce l’avevo da ragazzina e ce l’ho ancora piuttosto radicato. Cerco di non commetterne perché la mia educazione si basa molto sul senso di colpa. A un certo punto il senso di colpa va superato, devi imparare a conviverci. Ho capito che o lo superi oppure cerchi di non aver motivi per sentirlo. Ma siccome superare i sensi di colpa è difficile ho deciso di vivere con meno motivi per non aveme.”

“D: Pesantina la De Filippi, tutta regole e tv…”

“Ma va là! A Tu si que vales si vede come sono veramente. E’ una trasmissione senza responsabilità per me e quindi me la godo. Esce tutta la mia parte light.”

“D: Quest’anno Milly Carlucci non è stata una competitor facile: gliene dica quattro in maniera poco ecumenica, su!”

“Milly è una grandissima professionista con un progrannna che cura dall’inizio alla fine, dai piccoli ai grandi dettagli. Ha una grande squadra e si dedica al programma come fosse suo figlio, se lo studia, se lo costruisce dentro: ogni anno c’è una storia d’amore fantastica, o qualche altra vicenda che avvince il pubblico. È molto capace glielo riconosco. La nostra è una lotta divertente. Quest’anno ci siamo parlate, scambiate messaggi.”

“D: Pare sia stata lei a chiamarla: lo conferma?”

“Sì certo, perché smentirlo? Alzo spesso il telefono con le mie colleghe per chiarire certe questioni.”

“D: La tv sembra facile: una telecamera, del narcisismo e una bella faccia tosta.”

“No, è difficilissima, richiede tanto tanto lavoro. Ma io non sopporto di esser considerata come la Juventus nel calcio, sempre assolutamente vincente: rivendico il sacrosanto diritto di sbagliare.”

“D: Ma quando mai avrebbe floppato?”

“L’ho fatto e mi è pure servito: Missione impossibile fu un flop. Ribadisco che voglio poter perdere perché non ne faccio un dramma, lo vivo con serenità.”

“D: Mente sapendo di mentire…”

“Giuro.”

“D: Con Raffaella Carrà come è andata?”

“Ho sognato per una vita che mi invitasse a Carràmba, ma mi chiese se sapevo ballare ed essendo negata non se ne fece mai nulla. Quando l‘ho conosciuta ed è venuta da me ho visto una cosa che mi è piaciuta molto: la sua passione quando parlava di danza. II suo entusiasmo era tangibile. Con lei ho perso la testa alle prove perché è arrivata e ha cambiato tulle le coreografie. Mi ha fatto ridere quando si è girata verso di me ed ha esclamato: “Ma sono tutti impalati questi?”. Era impensabile per lei che non sapessero fare due passi di danza, allora li ha messi lì e gli ha insegnato i passi.”

“D: A parte la danza, cosa le ha detto di speciale la divina Raffaella?”

“Dietro le quinte prima della diretta mi ha detto una cosa che io penso tutte le volte prima di entrare in studio: “Come sarebbe bello scappare!”. Poi mi ha chiesto se quest’estate ci vediamo per giocare a burraco. Se mi chiamasse, giuro che ci andrei in un nanosecondo.”

“D: Dalla Carrà c’è poi andata anche lei e ha raccontato di certi gialli di Simenon che hanno significato molto per lei.”

“Maurizio prima di mandarmi in onda pretese che imparassi a fare la sintesi e capissi come fare le interviste: mi obbligò a leggere i gialli di Simenon e poi a farne il riassunto a voce in uno, due o tre minuti. Lui li sapeva a memoria, se sbagliavo mi beccava. Dovevo imparare a trovare il centro della storia. Poi mi fece intervistare tutti i colleghi dell’ufficio mentre scendeva le scale. La prima persona che mi ha aiutato tanto nel dietro le quinte nel primo anno di lavoro però è stata la prima moglie di Maurizio, la madre di Saverio e Camilla. Flaminia. Lei è brava a scrivere, mi aiutava a sviscerare la storia.”

“D: Quindi raccomandata, ma secchiona.”

“A un certo punto ho capito che non potevo più andare in puntata così preparata, perché ero davvero troppo secchiona. Dovevo piuttosto imparare a vivere la cosa che stavo facendo. sentirla dentro: in questo è stata fondamentale Flaminia».

“D: Gavetta, la definiamo così?”

“Sono stata seduta sei anni in una sala riunioni non avendo il diritto di parola. Erano riunioni lunghissime davanti a tutta la redazione del Costanzo Show che mi guardava come l’ennesima moglie di passaggio. Stavo lì ad ascoltare Alberto Silvestri. Che è stato il mio grande maestro. Ma per sei anni non avevo diritto di scegliere le storie che volevo, io potevo solo condure Amici, senza poterci mettere bocca.”

“D: Ci stava stretta?”

“Stretlissima. Non potevo fare una domanda in più, nemmeno alla redattrice che si occupava di quella storia: non ero legittimata.”

“D: Disciplinata.”

“Sono stata “sotto botta” sempre. Avevo un rapporto di soggezione con Silvestri e non riuscivo a parlargli. Così un giorno gli scrissi una lettera. Gli spiegai tutta la fatica che facevo a non poter esprimele un pensiero. Aspettai per giorni e giorni la risposta. Poi lui mi scrisse un biglietto con poche righe: “ho capito che mi vuoi bene”. Ci rimasi di merda. Dopo sei anni Maurizio mi presentò Sabina Gregoretti. Bravissima. Iniziai a lavorare con lei a Missione impossibile. La vedevo come la mia liberazione: per la prima volta potevo fare un programma senza Alberto. Andai tronfia da lui e…mi augurò in bocca al lupo!”

“D: Non fu un successo, quel programma.”

“Feci il 13 per cento. In ufficio mi ritrovai Silvestri seduto davanti a me come il conte di Montecristo: ritornai al silenzio per un altro anno, stando di nuovo “sotto botta”. Poi pensai a C’è posta per te, accettai di farlo con Alberto e lui finalmente mi lasciò parlare e scegliere le storie. Facevo finalmente quello che sognavo da una vita. Salivo da lui, gli raccontavo le storie che avevo scelto e Alberto poi veniva alla registrazione, io stavo in piedi e per rispetto ci rimaneva pure lui. A fine puntata mi dava i voti sulle storie: siamo andati avanti così e malgrado sia scomparso la sera in cui ho vinto il Telegatto, io continuo a firmare il programma con lui.”

“D: I suoi pregi professionali a questo punto della sua carriera?

“Mi riconosco la capacità di saper ascolture e cogliere il centro delle cose. Ma so anche qual è il mio limite: non so fare le trasmissioni che prevedono una certa rigidità. Io il Grande Fratello non potrei mai farlo: dopo cinque minuti entrerei nella casa. Ho capito che devo essere me stessa in tv perché la televisione è una lente di ingrandimento. Quello che sei, salta fuori: io ho scelto di essere me stessa.”

A cura di Sabina Donadio.

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