Intervista all’oro olimpico Gianmarco Tamberi: la romantica storia d’amore con Chiara, la sofferenza dopo l’infortunio, il rapporto difficile con il padre e…finalmente la vittoria di Tokyo!

Intervista all’oro olimpico Gianmarco Tamberi: la romantica storia d’amore con Chiara, la sofferenza dopo l’infortunio, il rapporto difficile con il padre e…finalmente la vittoria di Tokyo!

Personalità scoppiettante, sexy, accattivante e un gran motivatore anche per i suoi compagni: tutto questo è l’atleta Gianmarco Tamberi che ha affascinato tutti fuori e dentro lo stadio di Tokyo. Il suo passato ha emozionato tutti, l’infortunio che non è riuscito a fermarlo è stato da sprone per molti e la sua vittoria è un po’ la vittoria di tutti gli italiani oggi. Ecco cosa ha raccontato della sua vita al settimanale ‘Chi’, che include la proposta romantica di sposarlo alla sua Chiara, fidanzata da ben 12 anni, e la voglia di affrontare il futuro con serenità e finalmente una bella medaglia d’oro in tasca.

Domanda. Ha valutato l’ipotesi di chiederglielo dopo aver vinto l’oro, in mondovisione?

Gianmarco. «No, sarebbe stato troppo trash, e poi volevo stupirla, chiedendoglielo prima dell’evento piú importante della mia carriera. Dopo dodici anni di fidanzamento doveva essere una cosa speciale e cosi il 13 luglio, poco prima di andare a Tokyo, ho scelto un posto storico per noi, la Torre di Numana, e ho chiesto di avere un tavolo sopraelevato. Poi, con l’aiuto di alcune persone, fra le quali il padre di Chiara, ho seminato il percorso di candele e fiori».

D. Come ha fatto a non insospettirla?

Gianmarco. «Le ho detto che la portavo a cena perche volevo ringraziarla per quello che ha fatto per me. Poi, a metà serata, con la scusa di andare in bagno, ho fatto mettere come sottofondo Wildest Dreams di Taylor Swift e mi sono presentato con cento rose rosse e l’anello. Mi sono inginocchiato e lei é scoppiata a piangere».

Chiara. «Tutti mi hanno detto: “Come facevi a non aspettartelo?”. Ma lui mi diceva sempre che lo avrebbe fatto dopo le Olimpiadi,una cosa alla volta, quindi sapevo che sarebbe successo più avanti. Anche perché, se non fosse arrivata la proposta di matrimonio dopo tutti questi anni, mi sarei preoccupata (ride, ndr). Quella sera, finché non si é inginocchiato, non avevo immaginato niente: lui é un tipo originale e anche le cento rose rosse rientravano nel suo gusto di fare sorprese e regali. Il bello é proprio che, dopo 12 anni, mi sorprende ancora».

D. Avete già pensato a dove e quando?

Gianmarco. «L’anno prossimo, ma abbiamo tempo per goderci i preparativi».

Chiara. «Penso che saremo in tanti perché abbiamo un sacco di amici, stiamo pensando di farlo ad Ancona, la nostra città. Me lo immagino di sera con tante luci e tante candele».

D. Gianmarco, da piccolo andava dietro alle ragazze con il suo miglior amico, come ha deciso di fidanzarsi?

Gianmarco. «Quando ho conosciuto Chiara avevo 17 anni e lei ne aveva 14. Ero un ragazzino, volevo esplorare il mondo, ma sono rimasto colpito da come si é approcciata a me, era diversa dalle altre. Ero un casino con le ragazze, la mia relazione piú lunga era stata di due mesi e mezzo».

D. Ecco, appunto.

Gianmarco. «Se devo dire un episodio che mi ha colpito di Chiara, é stato il primo bacio. Mi sono avvicinato per baciarla e lei si é scansata. “Se voglio ti bacio io”, mi ha detto, e aveva 14 anni.“Secondo me non hai il coraggio”, le ho detto. Lei ha preso e mi ha baciato».

D. Siete partiti subito a mille.

Gianmarco. «Dopo una settimana che l’ho conosciuta ero già a casa sua e, dopo venti giorni, ero fisso a tavola con la sua famiglia. I suoi genitori sono come una mamma e un papà per me, non avendo un ottimo rapporto con i miei mi rifugiavo da loro, sono persone splendide».

D. Che cosa non andava con i suoi genitori?

Gianmarco. «Si stavano separando e a casa c’era tensione. Con papà, che é il mio allenatore, abbiamo litigato un milione di volte. Abbiamo un carattere forte, ma siamo diversi, lo considero superiore agli altri in alcune cose, ma non lo capisco in altre. Con mia mamma c’é un rapporto piú tranquillo, ma c’é sempre stato in me quel sentimento di fuggire dalla mia famiglia».

Chiara. «La prima cosa che mi é piaciuta di lui é stato l’aspetto fisico. Sono io che l’ho notato e ho chiesto a una mia amica chi fosse. Poi, frequentandolo, mi é piaciuto anche il carattere: era un po’ pazzo, sopra le righe, ma aveva appena iniziato atletica, quindi aveva ancora i capelli normali (ride, ndr). Negli anni ha fatto di tutto: si é rasato, si é tinto di blu e, quando agli Europei si é colorato i capelli di bianco, abbiamo dovuto sopportare per quaiche mese quel look tremendo».

D. Ha detto che, per vincere, ha trascurato amici e famiglia, ha torturato il corpo e la mente. Ne valeva la pena? E se non avesse vinto?

Gianmarco. «Ne é valsa la pena solo perché ho vinto. Tutti sanno quanto ho sofferto e quello che ho passato dopo l’infortunio: ho trascorso notti insonni, ho versato milioni di lacrime. Aver vinto l’oro é stato l’unico modo per dire che era servito tutto: non pensavo fosse possibile per un essere umano sentirsi avvolto da questa gioia, non riuscivo a stare in piedi e mi tenevo il cuore per paura che uscisse dal petto».

D. Questi cinque anni per lei, dopo che si é infortunato alla vigilia delle Olimpiadi di Rio 2016, sono stati un’ossessione.

Gianmarco. «Volevo vincere. Cinque anni fa ero in una forma stratosferica, ero favoritissimo e, nell’ultima gara prima delle Olimpiadi, cercando di battere il mio record, mi sono fatto male e ho perso tutto. Fino a quel momento sentivo di essere forte ed era tutto normale, mentre per arrivare a Tokyo sapevo che avrei dovuto fare molto di più perché dovevo tornare a saltare come prima. Mi ero rotto il legamento della caviglia sinistra, che é il più importante per un saltatore perché é il muscolo più sollecitato. Chi ha avuto un infortunio come il mio ha smesso, é una cosa che ti destabilizza, e sapevo che, dopo quell’infortunio, avevo un deficit nei confronti dei miei avversari».

D. Rifarebbe quel salto che le ha provocato l’infortunio?

Gianmarco. «Nello sport non ti devi mai accontentare. Rifarei quel salto, l’ho rifatto mille volte come l’ho rifatto questo inverno».

D. Qual é stata la molla che l’ha fatta ripartire?

Gianmarco. «Ho vissuto una settimana di disperazione completa in cui ero nel letto a piangere, ero sconvolto e depresso. Dopo qualche giorno mi sono detto: “O passi tutta la vita cosi o trovi il modo di riscattarti”. Cosi, con Chiara, ho scritto sul gesso “Tokyo 2020”, avevo 4 anni per realizzare qualcosa di storico, é stata la mia salvezza».

D. Chiara che ruolo ha avuto?

Gianmarco. «Ha capito subito il mio dolore. Sono andato a Rio con le stampelle a vedere le gare e, quando piangevo durante le prove del salto in alto, Chiara era al mio fianco che piangeva con me. Da li ho capito quanto fosse importante».

Chiara. «La mia unica paura in questi cinque anni é stata come sarebbe uscito dalle Olimpiadi se non avesse vinto, perché lui é un ragazzo emotivo che vive male le sconfitte, ero molto spaventata. Quel giorno a Tokyo ha dovuto combattere pressioni ed emozioni maturate in tutto questo tempo. Le cose sono andate nel migliore dei modi. Aveva investito tutto in questo, il mio sogno era che lui fosse felice».

D. Dopo aver vinto ha detto: «Adesso sono libero».

Gianmarco. «Me la voglio godere, voglio essere felice e orgoglioso per me e per tutte le persone che hanno lavorato con me. Non mi sono goduto nessun passaggio, non ho mai gioito. Nel 2018, durante un allenamento, mio padre mi disse: “Devi imparare a goderti ogni piccolo progresso, altrimenti sarai sempre insoddisfatto”. E gli risposi: “Hai ragione, sard insoddisfatto, mamagari un giorno saro il pit felice di tutti’».

D. Ha fatto una dieta ferrea, quanti chili ha preso adesso?

Gianmarco. «Ho preso 4 kg in dieci giorni mangiando di tutto: tagliatelle, cannoli siciliani, lasagne, hamburger».

D. Lei e il suo rivale, Barshim, avete deciso di vincere l’oro entrambi anziché andare avanti nella sfida.

Gianmarco. «Sono orgoglioso di averlo fatto, é un amico che stimo, ci siamo conosciuti a una gara in Canada nel 2010 e abbiamo condiviso negli ultimi dieci anni la nostra carriera. Dopo che mi sono fatto male, in una gara in cui avevo fatto tre salti nulli ed ero tristissimo, venne da me in camera e mi disse: “Fallo per te, non pensare alle aspettative degli altri, pensa a tutti i sacrifici che stai facendo”».

D. Si dice che la sua vittoria abbia caricato Marcell Jacobs e che la vostra vittoria abbia caricato gli altri, e a lei cosa ha dato la carica?

Gianmarco. «Nel villaggio olimpico c’era una lavagnetta con le nostre medaglie e, prima di andare a fare la mia gara, sono andato a vedere gli ori, che in quel momento erano due, e mi sono detto: “Quanto mi piacerebbe che stasera ci fosse anche il mio nome’. Sono andato via con questa immagine».

D. Il velocista Filippo Tortu, decisivo nell’oro nella staffetta 4×100, ha detto che lei ha passato due ore a incoraggiarlo prima della gara.

Gianmarco. «E’ vero. Dopo il mio oro ho passato la notte a parlare con Barshim e al mattino ho visto Tortu che aveva uno sguardo diverso e ho passato due ore a cercare di motivarlo perché é un grande campione e doveva pensare alle cose grandi che aveva fatto nella sua carriera per trovare lo stimolo giusto nella staffetta».

D. Negli anni si é presentato con la barba tagliata a metà, i capelli colorati: lo ha fatto per scommessa, per farsi notare o per caricarsi?

Gianmarco. «La barba tagliata a metà é nata per gioco dieci anni fa e l’ho portata avanti come rito scaramantico perché, quella voita, ho migliorato di 11 centimetri il mio record. I capelli colorati sono stati un altro stimolo per mettermi con le spalle al muro, perché, mi dicevo: “Se conciato cosi non combino qualcosa di importante faccio una figuraccia”. Era un modo per spronarmi».

D. Prima della gara suo padre le ha dato un forte abbraccio.

Gianmarco. «In questi anni il nostro rapporto é stato difficile, abbiamo messo da parte il rapporto padre e figlio a favore di quello allenatore atleta, ma poco prima di scendere in pista mi ha detto: “Fatti dare un abbraccio da padre a figlio’».

D. Lei si vede come padre?

Gianmarco. «Prima o poi arriverà, amo i bambini: il mio miglior amico ha appena avuto un figlio e passo tutto il tempo a coccolarlo. Sono stati anni pienissimi e adesso il mio sogno é vivere come una persona normale e fare i progetti che fanno tutti. Chiara sara una mamma perfetta, dolcissima, é una ragazza di cuore, vive di sentimenti. E lei che mi ha fatto mettere la testa a posto».

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