Valerio Scanu: “Non duetto con i rapper e mi preparo per Sanremo”

 

Due settimane fa stavo guardando la prima puntata di “Io Canto”. Tutta vita, direte voi. Osservando quei micro portenti mi è tornata alla mente l’esibizione del piccolo Valerio Scanu a “Bravo Bravissimo”: era il 2002, cantava “Cambiare” di Alex Baroni. La storia seguente è nota a tutti, da Amici a Sanremo 2010. Così, ho chiamato il mio amico Luca e gli ho detto: “Devo intervistare Valerio, dammi una mano“. Detto, fatto.
I fan adorano questo ragazzo de La Maddalena, mentre una certa critica ancora non riesce a “mandarlo giù”. Quel che conta è che lui sa fare il suo mestiere: è intonato, positivo, caparbio. Anche buon gusto e cover di spessore, per cui risulta piacevole sentirsi raccontare un po’ di musica, attraverso la sua voce e la sua (pur) breve carriera. Badate, Valerio non è solo quello di “tutti i luoghi, tutti i laghi e tutti i mari“. E alla consueta domanda finale risponde in maniera tutt’altro che banale…

 

Sei reduce dall’esperienza di Atreju: andrai ancora avanti con questi live, oppure tra un po’ ti chiudi in studio?

Sicuramente faremo altri concerti, ma tra un po’ arriverà il momento della pausa: dobbiamo preparare il nuovo disco, ci sono altri progetti in cantiere, probabilmente vedranno la luce nei primissimi mesi del 2014.

Mesi fa a Milano piano e voce, poi Roma qualche giorno fa, voce e chitarra: ti trovi meglio in una dimensione acustica o è stato casuale?

Quella di Atreju è stata un’ospitata, mentre il tour invernale aveva momenti acustici, arricchiti dalla presenza di altri strumenti. Senza dubbio un brano che unisce la voce ad un solo strumento è “nudo” e, a volte, più profondo, più sentito.

Hai stupito tutti con una versione live di “Minuetto”, riuscendo a unire la forza di Franco Califano all’eleganza di Mia Martini…

Un brano che regala a me forti emozioni. Difficile ridurre tutto in poche righe. Non posso negare che Califano abbia rappresentato molto per la nostra canzone: scegliere quel brano in particolare è stato il tentativo di cercare qualcosa di nuovo. Tutte le cover hanno un loro essere e un loro vissuto, “Minuetto” è stata riproposta poche volte, l’ho sempre adorata, non potevo non provarci.

Una parola per questi due artisti?

Ho imparato a conoscerli col tempo, c’è n’è voluto per comprenderli appieno. Dal punto di vista autoriale Califano è sicuramente tra i primi in Italia. Mia Martini è forse la più grande interprete italiana, seconda sola a Giuni Russo: quest’ultima, a mio avviso, è più impeccabile, da un punto di vista squisitamente vocale.

Ti abbiamo visto e sentito interpretare grandi classici, su tutti “All by myself”. Tra gli artisti di oggi dove andresti a pescare per qualche versione “a modo tuo”?

Tanti colleghi validissimi, ma, soprattutto per motivi anagrafici, sono in fase di formazione, di costruzione. Tutti questi, in qualche modo, guardano un po’ al passato: io cerco sempre di metterci del mio, ma sarei bugiardo se dicessi che non faccio costantemente tesoro della cultura storica, di tutti quei grandi artisti che mi hanno preceduto e, in parte, influenzato.

Vado oltre: sei bravo a imitare Belen Rodriguez, sul palco ti diverti anche a giocare col pubblico, raccontando curiosi aneddoti. La forma-canzone inizia a starti un po’ stretta?

In parte è così. Mi spiego meglio: credo di essere abbastanza “eclettico” – passami il termine – mi piace molto sperimentare cose nuove. Imitazioni ne ho sempre fatte, non solo quelle di personaggi famosi, anche il bidello del liceo, i professori, il vicino di casa. Mi diverte molto.

Avevi provato con “Tale e Quale Show”, poi però…

Hanno fatto altre scelte. Pazienza…

Talent-Show: a 12 anni ti sei esibito in prima serata su Canale 5: m’interessa la tua opinione su “Io canto”, oggi di grande attualità

Non ho ancora avuto modo di vedere quest’ultima edizione. In linea di massima credo che i bambini debbano sempre giocare, la prima cosa per loro è il divertimento. “Bravo Bravissimo”, ad esempio, fu un’esperienza divertentissima. Il “problema”, semmai, non sono i bambini, ma i genitori: devono stare attenti a non fomentare determinati atteggiamenti, ambizioni. Ripeto, va vissuto come un gioco.

Una classifica web ti mette nei Top 20 più richiesti per il prossimo Sanremo: ci proverai, a 4 anni dal trionfo?

Sì, c’è un brano nel cassetto. Non è scritto da un autore famoso, è una persona che stimo moltissimo, punto molto su questa collaborazione. Ci proviamo, non costa nulla.

Nel 2010 sul palco dell’Ariston c’era la Amoroso accanto a te: oggi con chi ameresti duettare?

Preferisco non fare nomi, perché c’è una cosa in ballo e se parlo rischio di bruciare tutto. Sono scaramantico, sai! In genere, comunque, non amo i duetti “organizzati”, preparati a tavolino: preferisco le cose estemporanee, quelle che nascono sul momento o, al massimo, con poco preavviso.

Ti piacerebbe collaborare con un rapper? Oggi fa tendenza, come dicono quelli bravi…

Assolutamente no, per adesso non mi intriga proprio per niente.

Da un po’ di tempo ti stai auto-producendo, con tutte le difficoltà che ne conseguono: in futuro potresti pubblicare gli inediti, uno dopo l’altro, su iTunes, anziché investire grosse somme su un disco?

Sono d’accordo, ma io sono ancora per l’album, non so esattamente per quale motivo. Forse perché ne ho fatti pochi, non mi sono ancora disaffezionato. Per me “chiudere” un disco è come se facessi un regalo ai miei fan, oltre che a me stesso. E’ un simbolo, non un oggetto.

A proposito: com’è il tuo rapporto con i fan?

Credo di essere abbastanza presente, con loro il dialogo è costante. Quando è possibile, tengo vive alcune conversazioni sul forum, (“L’invincibile armata”, ndr), senza dimenticare Twitter e Facebook: mi piace renderli partecipi dei vari progetti, di ciò che sto costruendo giorno per giorno. Senza di loro, dopotutto, oggi non sarei qui.

Una scemenza colossale, prima dell’ultima domanda: mi spieghi perché è il tiramisù il dolce preferito da voi artisti…?

Oddio, forse perché è molto semplice da preparare! (ride) A me viene molto bene, è il mio cavallo di battaglia, ma non mi fermo mica a quello, cucino di tutto. E anche in questo caso mi piace improvvisare con gli ingredienti che ho a casa.

Chiudo: la tua canzone “chiusa nell’armadio”, quella che cantavi da piccolino e oggi torni a fischiettare nei momenti di relax…

Una sola? Impossibile, sono tantissime. Di certo mi vengono in mente i classici Disney, sarebbe ingeneroso citarne solamente una. Facciamo così, non dico la canzone, ma ti faccio un nome, Alan Menken: un grandissimo compositore, ha scritto melodie emozionanti.

 

fonte

Leggi anche...

Lascia un commento