The Kolors intervistati da Vanity Fair: ho un sogno fighissimo…non ci sono limiti ai sogni no?

Dopo l’intervista di Briga riportata in Briga intervistato da “Vanity Fair”…”…non amo arrivare secondo…” e finalmente tutta la verità sui “suoi” post contro Amici e i talent… è la volta di intervistare i The Kolors (beata Vanity, prendetemi nella vostra redazione pleaseeeee).

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Come devo chiamarla: Antonio oppure Stash?
«In realtà io mi chiamo Stash anche all’anagrafe. Il mio nome deriva da una canzone dei Pink Floyd, Money, e per questo mio padre ha deciso di chiamarmi così. La prima volta che sono stato a Londra, a Camden Town, leggevo la parola “stash” ovunque e poi ho scoperto che si tratta anche di droga. Da questo punto di vista non mi sento affatto rappresentato perché ho una grande fobia per le droghe, scapperei via anche davanti a una roba leggera che si fanno tutti. Non ce la farei».
Così sappiamo come non ha festeggiato venerdì notte dopo aver vinto la 14esima edizione di Amici.
«Non ho neanche bevuto alcol perché basta un bicchierino di vino per farmi andare fuori. Dopo essere stato due mesi chiuso in casetta, senza bere un minimo alcolico».
Al di là dei festeggiamenti, si è mai sentito la vittoria in tasca?
«Non ce l’aspettavamo. Venivamo dall’underground e già partecipare a un programma come Amici è stato quasi paradossale. Suonavamo nei localini davanti a quattro persone e abbiamo vissuto per molto tempo questa realtà. Entrare nella scuola di Maria e uscirne da vincitori è stato pazzesco, ma davvero non ci avrei mai sperato».
Eppure avete ricevuto attestati di stima immediatamente dopo il vostro ingresso nella scuola.«Quando siamo arrivati in fondo, ho iniziato a pensare che forse ce l’avremmo fatta, ma non ci credevo fino in fondo. Per come sono fatto io, quando ho un pensiero e poi non si avvera ci rimango malissimo. Al momento di presentarci ai provini, per la paura di non essere accettati, abbiamo portato un repertorio molto vario, per proporre qualcosa di più masticabile. Poi tutti ci hanno detto, compresa Maria, di proseguire nella nostra direzione se fossimo entrati e così abbiamo fatto fino alla finale».

La sua voce quando canta è molto particolare: perché usa sempre il distorsore?
«Non mi sento un bravo cantante e cerco sempre di giocare sulla riconoscibilità. Ho studiato molto per far venir fuori dagli strumenti quel suono lì, ci ho speso nottate intere. Durante una sola canzone posso cambiare quattordici effetti grazie a una tecnologia che esiste dagli anni Ottanta e che mi permette di giocare molto sul dubling, che sembra quasi un playback. La stessa Elisa all’inizio pensava che fossi un maniaco e un paranoico: credeva che, se avessi cantato solo con la mia voce, avrei ricevuto comunque consensi. Ma io non me la sentivo. Devo ringraziarla perché ha messo a disposizione tutta la sua esperienza e ha tradotto in un linguaggio comprensibile a tutti la nostra musica. Spero di vivere ancora queste emozioni».
Dopotutto, ha appena iniziato.
«Non mi considero assolutamente una persona che è arrivata, a prescindere dal fatto che rimango sempre coi piedi per terra. Voglio lavorare al massimo con un solo mantra: divertimi. Perché quando smetti di divertirti, cominci a sentirti figo e non vai più da nessuna parte. Non mi piace sentirmi una star: ho vinto Amici ed è stata una sorpresa».
Sul suo futuro professionale ha già escluso il Festival di Sanremo.
«Sanremo non rientra nei prossimi progetti futuri della mia band. Non vogliamo depistare le persone che hanno creduto in noi, ma non è detto che non potrebbe capitare un giorno. So che i vincitori di Amici al 90% vanno a Sanremo, ma la nostra proposta musicale è totalmente diversa e non vogliamo andare contro la nostra verità. Ora come ora, non riesco a immaginarmi all’Ariston».
È vero che Loredana Bertè vi ha offerto di aprire un suo concerto?
«Si, è vero. Lei è quella che mi ha stupito di più di tutti: non mi aspettavo che fosse così sul pezzo durante il serale. Riusciva a capire subito dove volevamo andare a parare e ha una cultura musicale ineguagliabile».
C’è qualche artista o gruppo con cui le piacerebbe collaborare?
«Ce ne sarebbero tanti. Mi piacerebbe, per esempio, cantare con Matthew Healey, il leader dei The 1975, anche se lui è un figo della madonna a differenza mia».
E invece, ha mai pensato di poter rappresentare l’Italia al prossimo Eurovision Contest?
«Magari! È una vetrina internazionale e credo che la nostra proposta strizzi l’occhio anche all’estero. Sarebbe fighissimo».

Che ne pensate vi è piaciuta l’intervista?

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