Dear Jack: “La nostra vita è stata stravolta, siamo fratelli inseparabili. Noi gli One Direction italiani? Forse…”

Dear-Jack-Domani-e-un-altro-film-intervistaAnche se non hanno vinto la tredicesima edizione di Amici, i Dear Jack possono considerarsi la vera rivelazione di questa edizione del talent targato Maria De Filippi: oltre al prestigioso premio della critica, infatti, si sono portati a casa un disco d’oro conquistato in soli venti giorni grazie all’album Domani è un altro film. Non è da tutti. Ne abbiamo parlato con il chitarrista Francesco Pierozzi.

Facciamo un passo indietro e partiamo da Amici. Che esperienza è stata?

“E’ stata un’esperienza costruttiva: in ambito musicale ci ha fatto crescere, l’esperienza del live ci ha resi più sicuri sul palcoscenico. In più tra noi è nato un legame ancora più forte, siamo diventati dei fratelli inseparabili”.

Eravate partiti come favoriti, poi cosa è successo? Perché non avete vinto?

“Il motivo principale è uno solo: non abbiamo vinto perché i telespettatori hanno votato di più Deborah Iurato (ride, ndB). Ma siamo comunque soddisfatti del premio della critica, ora abbiamo una credibilità”.

In circa venti giorni avete conquistato anche il disco d’oro…

“E’ un’emozione che giorno dopo giorno aumenta sempre di più. Il disco continua a vendere sempre di più. Il nostro obiettivo sarebbe quello di raggiungere il disco di platino”.

I brani contenuti nell’album, Domani è un altro film, erano già nati prima di Amici o sono nati grazie ad Amici?

“I brani sono nati grazie ad Amici: fra un impegno e l’altro siamo riusciti a metter su questo disco che per noi è davvero un bel traguardo”.

Pochi giorni fa avete preso parte ai Music Awards e siete stati fra i più acclamanti dal pubblico. Anche più degli artisti che sono sulla scena da tanti anni. Che effetto vi ha fatto?

“Ho letto un articolo che portava questo titolo: ‘I Dear Jack e Ligabue infiammano Roma’. E’ stata una grande emozione, non ce l’aspettavamo proprio. Dentro ad Amici non avevamo contatti con il mondo esterno, quindi dobbiamo ancora renderci bene conto di cosa sta succedendo. La nostra vita, sicuramente, è stata stravolta”.

Siete una band anomala: solitamente il “diritto” alla parola lo ha solo il cantante…

“Siamo molto uniti ed ognuno di noi ha il suo da dire. Ci rispettiamo. Alessio (Bernabei, il cantante, ndB), però, rimane il nostro leader e siamo fieri di come stanno andando le cose”.

Ma come sono nati i Dear Jack?

“I Dear Jack sono nati circa tre anni fa: la band era completamente diversa, della formazione attuale c’eravamo solo io ed Alessio: siamo cresciuti insieme, mi ricordo che alla medie cantavamo sempre e i professori ci mettevano le note. Poi la band ha cambiato la formazione, io ed Alessio siamo rimasti. E subito è arrivata la possibilità di partecipare ad Amici: abbiamo fatto i provini e, tra mille difficoltà, è andata bene”.

In un’intervista avete dichiarato: “Siamo gli One Direction italiani”. Lo pensate davvero?

“A noi il paragone ci fa piacere, ma l’abbiamo detto in maniera ironica. Io, essendo un chitarrista e musicista, non mi reputo un One Direction italiano. Però l’impatto con il pubblico, essendo una band formata di cinque bei ragazzi, può esere quello. L’importante è riuscire a trasmettere al pubblico quello che vogliamo”.

L’estate si avvicina. Cosa vi aspetta?

“Apriremo i concerti negli stadi dei Modà, mentre il nostro tour ufficiale partirà ad ottobre. Quest’estate saremo in giro per far conoscere la nostra musica”.

fonte

Leggi anche...

Lascia un commento