Rosalinda Celentano E La Compagna Simona Borioni: «i Nostri Baci Non Sono Proibiti»

«Quella sera ero nervosa. Ci avevo messo tanto, troppo, a scegliere il vestito. E poi, perché ero ancora lì a truccarmi, a sistemarmi, per uscire a cena con Rosalinda? ».

«Seduta a tavola, Simona aveva le pupille dilatate. Diceva cose, ma erano gli occhi a parlare davvero».

Questa intervista nasce due anni fa. Quando in edicola finiscono alcune foto rubate. Rosalinda Celentano, la figlia più piccola di Adriano Celentano e Claudia Mori, stringe nell’abitacolo di un’auto al buio Simona Borioni, attrice. Per chi fa i titoli, sono «baci proibiti» in una «notte di trasgressione». A noi sembrano baci perfettamente leciti, in una normalissima notte d’amore. Le cerchiamo, per capire se hanno voglia di parlarne. Rispondono che no, non è ancora tempo.
Oggi quel tempo è arrivato, ed è arrivato «perché anche solo un ragazzino gay decida di non uccidersi».
La grandine fa rumore sulle persiane della casa romana dove vivono insieme. Loro due e Samuele, il figlio che Simona ha avuto dodici anni fa da un uomo «che un giorno ha deciso di non esserci più».

La storia, in realtà, inizia nel 1991. «Lei non era ventenne, io poco più grande, non ci conoscevamo», ricorda Rosalinda. «Poi ci invitano allo stesso evento di beneficenza, in montagna. Sto uscendo dal ristorante, la vedo entrare, i nostri occhi si toccano, è accompagnata dal suo fidanzato di allora (Franco Oppini, ndr) e di colpo, senza preavviso, partono i tamburi in petto. Mi chiedo: ma che cos’è?». «Era come un richiamo», interviene Simona. «Mi sono voltata, l’ho sezionata con lo sguardo mentre si allontanava: la schiena, il passo, il collo. Mi era sconosciuta e familiare insieme. Sentivo il desiderio di avvicinarla, di avvicinarmi, ma anche la paura, perché non mi era mai successo. Sono una ragazza, è una ragazza, che mi prende?». Le presentazioni arrivano al concerto, dove Rosalinda le siede vicino. Sottovoce: «Sei bellissima». «Anche tu».

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«Parlarne con un figlio è più facile che con una madre», racconta Simona. «Mio padre, tassista, mi ha educata all’onestà. Mia madre è di salute molto fragile. Non mi perdono di aver dato ai miei questo dispiacere. I vicini li hanno svegliati, la mattina in cui sono uscite quelle foto. Hanno detto loro che dovevo vergognarmi. Io ho provato a inventarmi una bugia, mia madre mi ha zittita: “Non voglio entrarci né sapere. Bada a proteggere Samuele”». Con lui non sono serviti proclami. «Le butta le braccia al collo, quando va in tournée si lamenta perché gli manca e chiede quando torna. A scuola spera che non lo prendano in giro, poi però mi dice: “Mamma, se ti dovessi mai sposare, prometti che lo farai con Rosalinda”». Non è escluso che succeda. «Vorremmo farlo in Italia. Una festa con gli amici, a piedi nudi, al mare. Spediremo il primo invito a Papa Francesco».

Adriano Celentano e Claudia Mori sanno tutto da quando Simona li ha chiamati perché da sola non ce la faceva più a nascondere le bottiglie. L’alcol trasformava Rosalinda in un mostro, la faceva barcollare, cadere. «Se squillava il telefonino, avevo il terrore che mi stessero chiamando per dirmi che aveva battuto la testa contro uno spigolo fatale». Rosalinda: «Non voglio più toccare un bicchiere. A 45 anni so che se sono nata un girino di sei mesi, e non sono ancora morta, un motivo c’è. (…) Se sono rimasta in piedi, è stato per incontrarla».

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«Il tradimento dell’aspettativa dei genitori », e le sue conseguenze, per lei sono arrivati molto prima che per Simona. «Oggi i miei hanno fatto un salto in avanti, soprattutto dopo che sono finita in comunità, ma a 18 anni dovetti scappare di casa. Mia madre era autoritaria, severa. Mi sorprese a baciare un’amica. Pianse, mi chiese dove avesse sbagliato, disse: piuttosto che una figlia “così” – ma usò quel termine per me orrendo che è “lesbica” – meglio una stanza vuota. Disse pure che a darmi il resto ci avrebbe pensato mio padre in villa. La punizione fu dura. Mi consegnò anche una lettera di venti pagine che partiva da Adamo ed Eva e dalla religione per decidere che ero un’anormale».

Simona dice che «Rosalinda riunisce in un solo corpo tutte le donne e gli uomini che avrei voluto avere». In un angolo del salone conserva un sassofono Selmer anni Cinquanta. Lo suonava suo nonno, e lei ballava. Ogni tanto lo fa ancora: Rosalinda, guardandola, ritorna bambina, quando dalla fenditura della porta del bagno guardava la madre che si truccava gli occhi così uguali ai suoi. «E volevo essere quel rimmel».

L’intervista completa sul numero 47 di Vanity Fair

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