Ai nostri giorni, il termine buonismo definisce il tentativo di trovare una giustificazione per ogni azione. Ciò sarebbe anche legittimo, se alla fine non finisse per estinguere del tutto la distinzione tra bene e male, tra vero e falso, tra giusto ed ingiusto.

In un tempo in cui pare prevalere l’atteggiamento opposto, quello dell’ irruenza, del parlarsi sopra con rabbia e poi dell’aggressività , fino alla prevaricazione e all’odio, non sarebbe male raccomandare un certo rispetto, un ascolto reciproco e soprattutto una assertiva tolleranza.

Forse , grazie alla sua grande sensibilità, Francis Scott Fitzgerald aveva già capito ciò un secolo fa, descrivendo il comportamento di un suo personaggio famoso:

“Sorrise con comprensione, molto più che con comprensione. Era uno di quei sorrisi rari, che hanno in sé una capacità di perenne incoraggiamento e che puoi incrociare quattro o cinque volte nella tua vita. Affrontava, o pareva affrontare, per un attimo l’intero mondo esterno e poi si concentrava su di te con una predisposizione irresistibile in tuo favore. Ti capiva proprio nella esatta misura in cui volevi essere capito, credeva in te come a te sarebbe piaciuto credere in te stesso e ti assicurava di avere ricevuto di te l’impressione che tu stesso, al tuo meglio, speravi di convogliare”.