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Giulia De lellis a cuore aperto: come fa a superare tutte le critiche? Quando ha realmente capito che con Damante era finita? La volta in cui ha dovuto soccombere e quello che fa di ‘nascosto’ quando una donna ci prova con il suo uomo…attente quindi a non provarci con Andrea Iannone!

Giulia De lellis a cuore aperto: come fa a superare tutte le critiche? Quando ha realmente capito che con Damante era finita? La volta in cui ha dovuto soccombere e quello che fa di ‘nascosto’ quando una donna ci prova con il suo uomo…attente quindi a non provarci con Andrea Iannone!

Giulia de lellis intervista Vanity Fair

«Tanto alla fine succede sempre la stessa cosa, loro criticano me e io non critico loro. Poi mi siedo e aspetto. Perchè, alla fine, è sempre una questione di tempo».

Ecco come affronta le critiche Giulia De Lellis, che questa settimana rilascia a Vanity Fair un’intervista a cuore aperto, sincera e diretta come sa essere solo lei, anche a suo discapito a volte.

 

Cos’ha da dire a chi denigra quello che fa?

«La verità? Penso che molte volte abbiano ragione. Perché tante mie colleghe, non tutte ma tante, si vendono e basta. Per cinque o diecimila euro sono pronte a sponsorizzare tutto, anche le cose che non amano, anche quelle che non si metterebbero mai. Invece la mia storia insegna altro: empatia e autenticità».

Ci spieghi meglio.

«Non mi offendo se qualcuno mi scambia per superflciale. Mi offendo se qualcuno mi dà della venduta. Io non ho mai mostrato, promosso o esposto qualcosa che non mi convinceva, che non ho provato per prima, che non ho amato io stessa. L’onestà, l’empatia, l’autenticità di quello che faccio mi hanno portato dove sono. In quanti possono dire la stessa cosa? In quanti davvero credono nel lavoro e amano tutto quello che promuovono? Forse bisognerebbe partire da lì, dal profondo rispetto che hai per quello che fai, per capire il cambiamento dei social, la rivoluzione in atto e forse anche un po’ del mio talento».

Che chiarezza di idee. Sempre stata così razionale?

«Sempre. E fin da bambina. Mia madre mi chiamava “la vecchietta pluriquarantenne’.’Detestavo stare coi miei coetanei e preferivo i pigiama party con le amiche di mia sorella, che ha 12 anni più di me. I miei compagni d’infanzia? I bambolotti che vestivo e agghindavo nei miei negozi immaginari. Non c’era verso di farmi fare quello che non volevo. I miei spingevano per il nuoto? Io ribattevo con la danza. Però una volta ho dovuto soccombere».

Quando?

«Le scuole superiori: mia madre mi iscrisse al liceo classico. E io odiavo greco e latino. Ma era la scuola più vicina a casa. L’altra, quella di moda, distava un’ora e mezzo di autobus. Così mi mandò a ripetizioni da una professoressa, Simonetta. 50 euro all’ora. Io ero arrabbiata con me stessa perché non riuscivo a digerire l’idea che lei spendesse soldi per una cosa che non mi piaceva. Allora feci così: delle due ore passate ogni settimana con Simonetta, una la trascorrevo con lei, l’altra nella libreria sotto casa sua. Era un posto bellissimo: vendevano riviste e libri di moda, con tanto di cartamodelli e tessuti. Un paradiso per me. Peccato che un pomeriggio Simonetta mi becca lì, mi chiede cosa faccio e perché mia madre non è ancora arrivata. Crolla il castello di carte, mi metto a piangere, le racconto tutto. Lei chiama la mamma, parlano per mezz’ora, mentre io aspetto in corridoio. Il giorno dopo vengo trasferita dal liceo classico alla scuola di moda a un’ora e mezzo di autobus».

Sua madre quindi l’ha messa sulla strada del successo…

«Mia madre mi ha fatto capire che non puoi giudicare la tua passione. Devi solo seguirla. Contro le convenzioni e contro chi ti mette il bastone tra le ruote. Quando impari questa cosa, smetti anche di giudicare gli altri. Perché è tanto facile giudicare, soprattutto sui social. Ma costruire una cosa, anche sui social, è tutt’altra cosa».

Lei ha iniziato a costruire se stessa in televisione.

«È successo tutto per caso. Non volevo nemmeno andare al provino di Uomini e donne. Poi, invece, lì ho imparato quello che la vita di tutti i giorni non ti insegna: ad aspettare. Dovevi attendere il tempo di dichiararti, di corteggiare, di essere corrisposta. È una cosa che non si capisce dall’esterno. È una cosa che ti insegna molto».

E che ti toglie anche molto visto com’è andata a finire…

«Ma che c’entra! Un rapporto che non funziona è sempre brutto. A 20 anni, poi, è il mondo che finisce. Ricordo il momento esatto in cui l’ho capito: in Kenya, all’alba di una mattina spettacolare. Eravamo insieme, io e lui (Andrea Damante, conosciuto durante Uomini e donne, ndr), su una mongolfiera. Sotto di noi la savana, gli animali, un panorama mozzafiato. Però lo stavo guardando da sola, anche se c’era lui accanto a me. Cosi vicino, cosi lontano. In quel momento ho capito che l’amore non basta. Mi sono detta: benvenuta nel mondo degli adulti, Giulial».

Com’è il mondo degli adulti?

«Diverso, difficile, complicato. È un mondo dove capisci che l’amore non basta».

Ha scritto un libro su questa faccenda.

«Non sono una stupida e non mi sento una scrittrice. Quando mi hanno proposto il libro ho detto no. Poi ne ho parlato con mia madre. Lei mi ha detto: “Hai una storia da raccontare, non preoccuparti di essere una scrittrice”. Così ho iniziato a collaborare con Stella Pulpo. Ci vedevamo ogni domenica e lunedì. Tante sigarette, divano e balcone, un fiume di chiacchiere. Stella non mi ha mai giudicata, è stata come una seduta d’analisi. Sa qual è la cosa più bella di quel libro?».

Qual è?

«Le lettere che mi sono arrivate dopo. Una su tutte: una ragazza incinta che ha lasciato il fidanzato e futuro padre di suo figlio perché non la rispettava né le voleva davvero bene. Una scelta dura e importante. Un atto d’amore verso se stessa».

Come passa le sue giornate?

«Mi sveglio presto, poi faccio colazione. Le mie cose preferite in assoluto. Da lì inizia la mia giornata lavorativa. Il video di buongiorno per i miei follower. Abito a Lugano con il mio fidanzato (il pilota motociclistico Andrea Iannone, ndr). Prendo la macchina e vado a Milano. Arrivata si iniziano le riunioni con il mio staff o con i clienti. E si alternano meeting e set fotograflci. Sono una maniaca del controllo. E voglio sempre avere l’ultima parola su tutto. Chiedo consigli, ovviamente. Ma se una cosa non mi convince, si fa come dico io. Il mio team è la mia famiglia, stiamo insieme tanto tempo, voglio bene a tutti. Se faccio tardi resto a Milano, altrimenti torno a Lugano da Andrea».

Andrea però viaggia molto. Come fate a stare insieme?

«Ci rispettiamo. E quindi rispettiamo le passioni dell’altro. Io le sue gare. Lui i miei set. Appena posso salto sull’aereo e vado dove corre. È sempre in giro per il mondo».

La mette in ansia il lavoro che fa?

«Certo che sì. Una volta, quando l’ho visto cadere, mi si è fermato il cuore. In pista i rumori sono assordanti, non sentivo più niente. Poi l’ho visto rialzarsi, mi sono detta, si sarà rotto un dito o una gamba ma almeno è vivo. Sto male sempre ma non glielo dico. Perché la passione non si giudica né si ferma. Però non deve farmi diventare gelosa, quello no».

Altrimenti cosa succede?

«Non sono ridicola, però se certe donne non hanno rispetto di me, allora mi è capitato anche di dare una botta a qualcuna. Per fortuna non c’era nessuno a riprendermil».

Però sarà successo anche a lei di ricevere avances…

«Ovvio. Vale la stessa cosa per me. Del resto, siamo un po’ focosi tutti e due».

Ma c’è qualcosa di cui Giulia De Lellis ha paura?

«Oltre alle malattie e alla morte, mi spaventa l’idea di alzarmi un mattino e vedere che tutto è finito. Non essere più apprezzata. Sparire dall’attenzione di chi mi ha fatto diventare quella che sono. Non avere più nessuno che ascolta le mie parole. Alla fine, sono nata in un programma di storie. E oggi spero di continuare a raccontare storie. Storie autentiche, storie mie. Sono loro che mi hanno fatto arrivare dove sono. Il resto è una conseguenza. Solo una conseguenza».

 

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