Ex volto di Temptation Island racconta la violenza psicologica subita dal suo ex

Ieri è stata la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e una protagonista molto amata di Temptation Island ha voluto lasciare un messaggio importante.
25 novembre: giornata contro la violenza sulle donne
Si tratta di Sonia Mattalia, che ha partecipato all’ultima edizione insieme ad Alessio Loparco.
L’avvocata, sul suo profilo Instagram, ha pubblicato un video in cui racconta una relazione avuta da giovane con un uomo più grande di lei, durante la quale è stata vittima di violenza psicologica.
Ecco le sue parole:
«Buongiorno a tutti. Oggi, proprio oggi, volevo condividere con voi una mia esperienza personale passata, perché sono convinta che parlare di violenza sia sempre molto utile.
A volte crediamo di essere sole nelle esperienze che viviamo, ma invece ci sono tante, tantissime donne che, come noi, possono aver vissuto anche in piccolo degli episodi di violenza.
E non mi riferisco alla violenza fisica, che è quella palese e manifesta, ma nel mio caso la violenza si era espressa in forma psicologica, che poi è quella più subdola.
Sono passati tanti anni. Io ero già una giovane avvocata, quindi ero convinta di essere autonoma, indipendente. Avevo la mia carriera, i miei progetti, le mie ambizioni, ero molto sicura di me e del mio carattere forte. Ma nonostante questo sono caduta nella rete della violenza psicologica.
Avevo un partner più grande di me. Pensavo che questo fosse un elemento di sicurezza. Invece, nonostante l’età più adulta, questo mio partner mi controllava, mascherando il controllo come forma di interesse e, in qualche modo, di affetto.
Ha attuato una vera e propria forma di controllo mentale e psicologico.
Vi faccio qualche esempio: quando dovevo andare in qualche ufficio pubblico, dove sapevo che avrei dovuto attendere a lungo, lui si offriva di accompagnarmi “per non lasciarmi sola”. In realtà era una forma di controllo: mentre ero dentro, lui osservava se guardavo qualcun altro, se parlavo con un collega o con una persona conosciuta, soprattutto se di sesso maschile, e monitorava ogni mio atteggiamento.
Se sorridevo, se parlavo troppo o troppo poco… addirittura, fermi a un semaforo rosso, controllava se guardavo fuori dal finestrino e mi accusava di osservare gli uomini nelle auto vicine.
All’epoca era appena nato WhatsApp e lui non voleva che lo installassi. Io, ovviamente, l’ho installato perché non accettavo di farmi comandare. Ma lui mi controllava dal telefono degli amici per vedere se ero stata online e, quando ci vedevamo, mi interrogava per sapere con chi avessi chattato
Solo quando ho iniziato a parlarne con le amiche, i miei genitori, i conoscenti e le colleghe, ho rafforzato in me la consapevolezza che quella era una forma di violenza, di controllo e di padronanza sulla mia persona. E ovviamente l’ho lasciato.
Alla fine ha lanciato un messaggio a tutte;
Cosa voglio dirvi? Che non dobbiamo restare in silenzio, non dobbiamo vergognarci, non dobbiamo credere che certe cose siano normali. Il dialogo e il confronto tra noi donne sono la vera forza per ribellarci. Non restiamo in silenzio: non siamo sole.»
Sonia, alla fine, ha invitato tutte le donne vittime di qualsiasi forma di violenza a non vergognarsi e a parlarne, perché è proprio attraverso il dialogo che si può trovare la forza di reagire.
Siete d’accordo con le sue parole?
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