Lo straziante racconto di Achille Costacurta, figlio del calciatore e di Martina Colombari

Straziante racconto di Achille, figlio di Billy Costacurta e Martina Colombari, che apre il suo cuore e racconta del tunnel nel quale era caduto 

Straziante racconto a cuore aperto di Achille Costacurta.

Era stato catalogato come cattivo ragazzo Achille Costacurta, il figlio del famoso calciatore Billy e dell’ex Miss Italia Martina Colombari. Alcune sue uscite infelici sui social anche contro la mamma e altri atteggiamenti violenti, gli avevano fatto piovere grosse critiche addosso.

Oggi Achille si è ravveduto e si è sentito di spiegare tutta la sua verità. Ecco cosa ha detto al Messaggero, in una lunga intervista a cuore aperto:

“Oggi sto bene, ma per arrivare qui ho attraversato l’inferno.

È difficile spiegare tutto, ma ci provo. Voglio raccontare la mia storia perché forse qualcuno là fuori sta passando quello che ho vissuto io. E se anche una sola persona riesce a sentirsi meno sola, allora ne sarà valsa la pena.

Ho cominciato a perdere il controllo molto presto. Avevo 15, 16 anni quando ho iniziato a entrare in un tunnel. Milano mi schiacciava. Mi svegliavo con l’ansia addosso, un peso nel petto. Cercavo una via d’uscita, qualcosa che mi staccasse da quella realtà che non capivo, che non mi somigliava. Ho trovato invece qualcosa che mi ha tolto ancora di più. A 17 anni ero già schiavo della mescalina.

Mi sembrava di toccare il cielo, invece stavo cadendo nel buio più totale. Quella sostanza mi stava distruggendo. Dentro, fuori. Non dormivo, non mangiavo. Ero un fantasma. Mi sembrava di essere vivo solo in quei momenti alterati, ma era tutto falso. Le sostanze sono come un demone. Ti entrano piano, ti accarezzano, ti fanno credere che siano una salvezza. E poi ti portano via.

Io me ne stavo andando.

Una sera ho provato ad andarmene per sempre col metadone. Pensavo che fosse meglio così, che non ci fosse altra strada. Sono finito in un carcere minorile.

Quello è stato uno schiaffo fortissimo. Un pugno in faccia. Ma forse è servito. Perché lì ho avuto il primo momento di silenzio. E nel silenzio ho sentito il dolore vero. Il mio. Quello che cercavo di coprire. Ma non ero solo. Anche se allora non riuscivo a vederlo, i miei genitori c’erano sempre.

Mio padre, Billy, mia madre, Martina. Hanno fatto di tutto per tirarmi fuori. Non sapevano da dove iniziare, ma non hanno mai mollato.

Ho visto mio padre crollare, piangere, ma sempre rialzarsi. Ho visto mia madre diventare una roccia. Mi ha protetto, curato, amato anche quando io non mi amavo. Non so come abbiano fatto. Marti è una forza della natura. Una madre che non si è mai girata dall’altra parte, mai. Senza di lei, forse oggi non sarei qui.

Ho fatto terapia. Ho fatto tanta fatica. Ma ho deciso di vivere. Non solo di esistere. E da qualche mese la mia vita è cambiata davvero. Vivo a Palermo. L’ho scelta perché Milano mi faceva sentire in apnea, Palermo invece mi ha fatto respirare. Qui la gente ti guarda negli occhi. Non giudica. Ti ascolta. Ti tende la mano anche se non ti conosce. È come quando sono stato in India, con mamma, per Pechino Express. Se tu scegli un luogo con il cuore, quel luogo ti accoglie.

Palermo mi ha accolto così. Mi ha guarito. Ora sto bene. Non tocco sostanze. Non ne ho bisogno. Ho imparato a sentire le emozioni senza filtri, anche quelle che fanno male. Ho recuperato il rapporto con i miei genitori. Prima litigavamo sempre, oggi ci cerchiamo, ci parliamo, ci abbracciamo. Se torno tardi, li chiamo. Perché so quanto hanno sofferto. E perché adesso voglio essere presente anche io per loro.

Nella mia nuova vita c’è spazio per i sogni. Voglio aprire un centro per ragazzi con sindrome di Down.

Perché ho capito che aiutare gli altri ti fa sentire vivo davvero. Quando penso a quel progetto, sento le farfalle nello stomaco. Come quando sei innamorato. E in un certo senso lo sono: sono innamorato della vita che ho riconquistato. E non voglio più perderla”.

Il racconto straziante di Achille Costacurta usa parole dure, ma anche confortanti. Per lui, per i suoi genitori e per chi come lui può trarne giovamento seguendo il suo esempio affinchè il suo percorso possa finire allo stesso modo.

Oggi è un altro ragazzo e vuole aiutare il prossimo. Speriamo possa accadere davvero. Auguri!

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